
Che cosa sono le scam cities, come funzionano?
Negli ultimi anni, il fenomeno delle scam cities ha attirato l’attenzione delle principali testate giornalistiche e televisive a livello internazionale.
Questi centri rappresentano delle vere e proprie cittadelle della truffa, localizzate principalmente nel Sud-Est asiatico, in particolare nella regione del Myanmar vicino al confine con la Thailandia, ma anche in alcune aree dell’Africa, della Russia e del Caucaso.
Le scam cities sono composte da enormi complessi immobiliari comprendenti dormitori e uffici, con personale di supporto come chef, addetti alle pulizie e alla sicurezza. Questi luoghi sono fortificati, presidiati da milizie armate e circondati da alti muri sormontati da filo spinato.
La loro crescita è esponenziale, con nuove strutture in continuo sviluppo che potrebbero trasformarsi nei più grandi hub di truffe digitali del futuro.
Il modello di business di queste città si basa sull’utilizzo di tecniche di phishing e ingegneria sociale, elevando la truffa online al livello delle grandi multinazionali.
I centralinisti operano all’interno di capannoni adibiti a specifiche tipologie di truffa: da un lato le frodi sentimentali, dall’altro gli investimenti-trappola in criptovalute, fino alla raccolta illecita di dati tramite malware.
Chi c’è dietro le truffe compiute nelle scam cities?
Le informazioni disponibili suggeriscono che il controllo delle scam cities sia principalmente nelle mani della mafia cinese, che ha deciso di investire massicciamente nelle frodi online dopo aver dominato il settore del gioco d’azzardo illegale e dei casinò.
Questa organizzazione opera in connivenza con le milizie paramilitari locali, assicurandosi il controllo delle regioni strategiche per il traffico illecito di denaro.
Le persone che materialmente eseguono le truffe vengono reclutate con false promesse di lavoro. Attraverso annunci per impieghi ben retribuiti nei call center, con vitto e alloggio inclusi, vengono attirate persone da paesi poveri del Sud-Est asiatico e dell’Africa.
Tuttavia, una volta giunti nelle scam cities, questi lavoratori scoprono di essere stati ingannati: vengono privati della libertà, minacciati e costretti a lavorare per 16-17 ore al giorno sotto la sorveglianza di milizie armate.
Chi non raggiunge gli obiettivi imposti viene punito brutalmente, mentre i tentativi di fuga si concludono spesso con umiliazioni pubbliche e violenze fisiche.
I truffatori vengono istruiti con vere e proprie guide operative. All’arrivo, ricevono un manuale dettagliato su come adescare le vittime (i “pig”), studiando le loro debolezze e utilizzando le informazioni raccolte per instaurare un rapporto di fiducia.
Quali sono le dimensioni e l’impatto del fenomeno scam cities?
Le stime parlano di oltre 200.000 persone ridotte in schiavitù all’interno delle scam cities. Le strutture più grandi possono ospitare oltre 50.000 individui, mentre il giro d’affari delle truffe è paragonabile a quello del narcotraffico, con introiti stimati fino a 3.000 miliardi di dollari l’anno. Secondo le Nazioni Unite, solo nella regione del Mekong i flussi finanziari illeciti legati a queste attività variano tra i 7,5 e i 12,5 miliardi di dollari.
Le tipologie di truffe poste in essere nelle scam cities?
Le truffe messe in atto dalle scam cities seguono schemi ben collaudati:
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Truffe sentimentali: le vittime vengono contattate tramite social media o app di messaggistica da falsi profili romantici, con l’obiettivo di ottenere bonifici per presunte emergenze finanziarie.
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Investimenti-trappola in criptovalute: i truffatori si spacciano per esperti finanziari e convincono le vittime a investire denaro in piattaforme fraudolente, spesso con accesso remoto ai loro conti bancari.
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Furto di dati personali: attraverso malware e phishing, vengono sottratte informazioni bancarie, credenziali di accesso e dati sensibili, successivamente rivenduti o utilizzati per ulteriori frodi.
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Deepfake e intelligenza artificiale: l’avvento di tecnologie avanzate sta rendendo le truffe ancora più sofisticate. Videochiamate manipolate con deepfake e voci clonate rendono estremamente difficile riconoscere le frodi, con casi già documentati di impersonificazione di figure istituzionali.
L’impatto in Italia e le contromisure
L’Italia è uno dei bersagli principali delle truffe provenienti dalle scam cities. Nel 2024, la Polizia Postale ha trattato 18.714 casi di frode online, con un incremento del 15% rispetto all’anno precedente. Le somme rubate ammontano a quasi 200 milioni di euro, con oltre 82.000 segnalazioni di truffe e 23.000 richieste di assistenza.
Per contrastare il fenomeno, il governo italiano ha varato un piano anti-infiltrazioni informatiche, stanziando 97 milioni di euro all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale per sviluppare software avanzati di protezione. Inoltre, la legge 90 del 2024 ha rafforzato le capacità operative della Polizia Postale, favorendo la cooperazione tra forze dell’ordine, magistratura e Presidenza del Consiglio per un’azione più efficace contro le minacce digitali.
Conclusioni
Le scam cities rappresentano una delle più grandi minacce alla sicurezza digitale e finanziaria globale. Il loro modello organizzativo, simile a quello delle multinazionali, consente di perpetrare truffe su scala industriale, sfruttando la vulnerabilità delle vittime e la connivenza di governi corrotti. Con l’evoluzione delle tecnologie, il rischio di cadere in queste trappole è sempre più alto, rendendo essenziale un costante aggiornamento delle strategie di contrasto e una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini.